Maria Antonietta e l’eclisse di un mondo

Maria Antonietta e l’eclisse di un mondo (Marie Antoinette and the eclipse of a world)
Article by Lavinia Capogna 



Maria Antonietta e l’eclisse di un mondo

Articolo di Lavinia Capogna ©
(Dicembre 2022)

“C’est dans le malheur qu’on sent d’avantage ce qu’on est” (È nella disgrazia che si sente di più ciò che si è) da una lettera di Maria Antonietta 

Maria Antonietta, ultima regina di Francia, è uno dei personaggi storici più conosciuti.
La sua vita, durata solo 37 anni e che si concluse con la condanna a morte il 16 ottobre 1793 nella piazza della Concordia a Parigi, dopo un processo durato solo due giorni e a dir poco vergognoso, fu in gran parte molto sfortunata.
La sua prima sfortuna fu di essere stata convinta a soli 15 anni ad accettare la proposta di matrimonio dei parenti di un coetaneo, Louis, futuro re di Francia. Le famiglie reali d’Europa erano imparentate fra di loro per motivi di potere ed economici. Il matrimonio avrebbe anche sancito la pace tra i Capeto e gli Asburgo.
Basta leggere il famoso libro “I re taumaturghi” di Marc Bloch per accorgersi quanto i Capeto fossero potenti. Come tutte le famiglie reali credevano che il loro potere discendesse direttamente da Dio, la loro ricchezza e i loro privilegi erano immensi ma c’era un prezzo da pagare: la vita in una corte piena di intrighi, di maldicenze, di essere costantemente sotto gli occhi di tutti e giudicati.

Maria Antonietta era nata nel 1755 a Vienna. Suo padre era l’imperatore Francesco I, che sembra essere stato un buon padre per i suoi numerosi figli, sua madre, che sarebbe diventata imperatrice, era Maria Teresa d’Austria, una donna molto severa e formale ma assai più affabile e benevola nel privato sembra che ebbe un profondo rapporto con la figlia alimentato dalle loro frequentissime lettere. 

Quando si decideva un matrimonio nelle famiglie reali veniva inviato reciprocamente un ritratto degli aspiranti fidanzati e quello dell’adolescente Louis era stato abbellito. In realtà egli non era bello, aveva un temperamento introverso, inadatto a regnare, e da adulto avrebbe avuto il singolare hobby di fare il fabbro e costruire serrature.

Maria Antonietta era un'adolescente molto carina, bionda, con gli occhi azzurri, che più che lo studio amava soprattutto la musica e la danza. Suonava l’arpa, il flauto, un po’ il clavicembalo.
Da bambina aveva giocato nel giardino reale con un bambino prodigio di nome Wolfgang Amadeus Mozart che aveva teneramente osato chiederla in moglie.

La sua partenza da Vienna per recarsi in carrozza con il suo seguito verso Parigi e la corte di Francia per sposare il futuro re venne vissuta con dolore nella famiglia reale austriaca e dalla popolazione.
Il viaggio durò ben tre settimane e ad Aquisgrana un ragazzo francofortese riuscì a scorgerla in carrozza mentre chiacchierava con alcune ragazze del suo seguito: era Johann Wolfgang Goethe, futuro celebre scrittore.

Il matrimonio sembrò iniziare con ciò che venne interpretato come un infausto presagio: quando la giovanissima Maria Antonietta firmò l’atto di matrimonio una macchia nera d’inchiostro coprí il suo nome.
Ella venne subito chiamata dai francesi l’autrichienne cioè l’austriaca e se inizialmente venne considerata carina e gentile più passarono gli anni più Maria Antonietta divenne il simbolo di tutto il male della monarchia, male di cui ella non era responsabile.

Il male della monarchia erano i grandi privilegi dell’aristocrazia e del clero e la grande povertà e diseguaglianze in cui viveva il popolo. Diseguaglianze che erano state giustamente condannate dai filosofi Illuministi come il ginevrino Jean-Jacques Rousseau, l’ironico Voltaire, Condorcet, Diderot et D’Alambert, autori dell’Enciclopedia ed altri che erano ispirati da legislatori come il napoletano Gaetano Filangieri (che tra l’altro aveva sposato una damigella ungherese di Maria Carolina, regina di Napoli e sorella di Maria Antonietta), e dai rivoluzionari delle tredici colonie americane che nel 1776 si erano ribellati alla madrepatria inglese.

Il mondo antico era alla fine. Maria Antonietta non si interessava di politica ed oltretutto il potere era nelle mani di suo marito che si rivelò alquanto scriteriato in questo licenziando, tra l’altro, il ministro Necker quando questo ultimo nel 1789 gli aveva proposto delle riforme.
Maria Antonietta era solo una ragazza affabile e gentile, amante della musica, della danza, degli spettacoli teatrali, di un gioco d’azzardo di carte la faraona, allora assai in voga, e di un altro, simile alla dama, il trick track, con cui gli aristocratici francesi si dilettavano tentando di sfuggire al male del secolo, una misteriosa malinconia che era chiamata l’ennui, la noia. Amava anche i bei vestiti che le cuciva la sua modista Rose Bertin, i bei cappelli, le incredibili acconciature che le faceva il suo parrucchiere Léonard nonché trascorrere il tempo con le amiche di cui parleremo tra breve nel bellissimo Petit Trianon, sua residenza privata nel parco di Versailles.

Non c’era nulla di male in tutto ciò e sarebbe naturale chiedersi se ella si rendesse conto della situazione drammatica del popolo e probabilmente la risposta sarebbe no, di quel Terzo Stato che quando si contò scoprì di essere numericamente più forte della monarchia e del clero. 
La borghesia ancora non esisteva. 
Maria Antonietta era cresciuta ed aveva conosciuto esclusivamente l’ambiente della Corte, prima quella più severa e moderata di Vienna, poi quella più libertina e manierata di Francia. Ella non conosceva la vita delle persone non altolocate. Non aveva visto la povertà. 
Probabilmente lo sfarzo estremo del castello di Versailles era per lei normale.

Invece sua sorella Maria Carolina a Napoli aveva un certo interesse verso le idee degli illuministi, aveva anche nominato sua prima bibliotecaria Eleonora De Fonseca Pimentel, famosa per le sue idee progressiste. Ma questo interesse, comprensibilmente, finì il giorno in cui sua sorella venne ghigliottinata.

Ma al di là della sua intensa vita mondana la vita familiare di Maria Antonietta non era felice. Certamente lei e Louis XVI non erano due persone adatte ad essere sposate, il loro matrimonio era come tanti altri un matrimonio di convenienza non voluto, un matrimonio tra due adolescenti che non si erano mai visti prima e poi di due giovani che non avevano nessun amore o attrazione reciproca e nessun interesse in comune.
Il re era pingue, massiccio, interessato troppo al cibo, al vino e alla caccia, impacciato nelle conversazioni, indeciso e bigotto.
È noto che trascorsero sei anni prima che ci fossero tra di loro rari rapporti coniugali, a cui comunque furono convinti (o obbligati ?) dai parenti per la necessità dei regnanti di avere un figlio maschio, erede al trono.

Il fatto che il loro primo figlio fosse nato più di sette anni dopo il loro matrimonio suscitò grande malumore tra i francesi. Non mancarono pettegolezzi sul fatto che il padre del Delfino (che era l’appellativo dato al futuro re di Francia) avrebbe potuto essere qualcun altro.
Tutto il malcontento del popolo e dei giovani libertari e degli aristocratici reazionari non favoriti dalla regina si riversò contro di lei.
Il primo motivo era che lei era una donna e il popolo era in gran parte misogino, poi che era una straniera e bisogna dire che, nonostante la bellezza della Francia e l’importanza della sua storia e della sua cultura, il mal francese per eccellenza era ed è il nazionalismo.
In terzo luogo le vennero attribuite delle spese folli. Fu soprannominata Madame Deficit. Certamente il suo stile di vita era molto dispendioso.

Anche “l’affare della collana”, un ingarbugliato fatto di cronaca basato su una frode, che destò grande scandalo contribuì alla sua immagine negativa, anche se in realtà lei non ne era implicata. Una nobildonna decaduta si era fatta passare per lei e aveva ingannato un vescovo facendogli, tra l’altro, acquistare una costosissima collana.

Furono pubblicati centinaia di piccoli libelli osceni contro la regina, opuscoli di dieci o venti pagine di pessimi versi che si vendevano ovunque di soppiatto. Dapprima sembrò che ella non ci avesse fatto troppo caso ma contribuirono a distorcere la sua immagine.
In particolar modo venne accusata di una vita privata scandalosa, di avere degli amanti, accusa vecchia quanto il mondo se rivolta ad una donna.
In realtà l’unico uomo che ebbe una importanza sentimentale nella sua vita fu il bel duca Axel de Fersen, uno svedese con un’aria intelligente che era un uomo riservato, metodico, che aiutò la regina e con cui lei ebbe una corrispondenza epistolare che venne distrutta o censurata.
Alcuni frammenti rimasti testimoniano un amore ma non si sa se platonico oppure no tra lui e Maria Antonietta.

Nei libelli osceni e nelle corti d’Europa altre due amicizie della regina vennero attaccate, prima quella con la principessa di Lamballe e poi quella con la duchessa di Polignac.
L’accusa era di essere lesbiche.
Quella che oggi si chiamerebbe omofobia esplose violentemente contro queste tre donne.
Senza dubbio Maria Antonietta voleva loro molto bene, le favorì estremamente e anche loro ebbero verso di lei un grande affetto.
La principessa di Lamballe era in realtà torinese ed apparteneva alla famiglia dei Savoia. Sembra che fosse un po’ malinconica e nei ritratti ha un viso serio e pensoso.
La duchessa di Polignac era una ragazza molto bella, bionda, con gli occhi azzurri tendenti un po’ al viola e un temperamento dolce e “conquistò” la regina fin da loro primo incontro. A lei Maria Antonietta scrisse quando (Yolande de Polignac) andò in esilio: “Addio alla più tenera delle amiche”.

La rivoluzione scoppiò, come è noto, a Parigi il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia, che era una vecchia prigione. Non sarebbe qui il caso, né ci sarebbe lo spazio di ripercorrere tutti i frenetici eventi della rivoluzione che fu in realtà un processo storico che sarebbe durato ben dieci anni, in cui si affermarono grandi principi, ci furono lotte intestine tra i vari membri dei club rivoluzionari tra cui i girondini, i foglianti, i giacobini, i sanculotti, l’orrore della guerra fratricida della Vandea dove entrambe le fazioni si scannarono a vicenda, il massacro delle guardie svizzere che difendevano il palazzo reale, il Terrore di Robespierre in cui furono condannate a morte, solo sulla base di sospetti non accertati, migliaia di persone.

I grandi pregi della rivoluzione furono la nascita di uno stato repubblicano con cittadini e non più sudditi, l’abolizione della monarchia, dei pesanti privilegi economici medievali dell’aristocrazia e del clero.
Le pensioni agli anziani e ai malati, ai poveri e alla vedove, l’istituzione della scuola elementare e il divorzio.
La grande colpa della rivoluzione fu l’assassinio di migliaia di persone innocenti e la scristianizzazione della società. 

Parecchie donne parteciparono alla rivoluzione ma non furono accolte le loro richieste e nel 1793 Robespierre abolì i club rivoluzionari femminili, tra le vittime della ghigliottina ci fu la scrittrice Olympe De Gouges, femminista ante litteram.
Anche Madame Roland, insieme al marito leader dei Girondini, lasciò uno splendido e toccante Memoriale scritto in carcere.

La rivoluzione finì definitivamente con il colpo di stato del 18 brumaio 1799 attuato da un giovane ambizioso generale, reduce da una vittoriosa campagna d’Italia, Napoleone Bonaparte.
Alcuni paesi dichiararono guerra alla Francia tra cui l’Austria (che si chiamava Sacro Romano Impero) e i regni tedeschi di Prussia e di Assia ma la Francia rivoluzionaria si difese bene. 
Goethe fu presente come osservatore alla battaglia di Valmy dove il giovane esercito del popolo francese e non più mercenario sconfisse i suoi nemici.
Egli scrisse che da quel giorno nasceva un mondo nuovo e lo comprese prima di molti altri.

Nel 1791 la famiglia reale (il re, la regina, i loro due figli bambini e alcune dame di corte) tentarono la fuga all’estero, travestiti da borghesi e sotto falso nome. Il piano era stato progettato da Fersen e dalla regina.
Il re fece l’errore di vestirsi da mastro di posta, presumibilmente se avesse usato i suoi abiti lussuosissimi nessuno avrebbe osato fermarlo ed arrestarlo nella piccola città di Varennes.
Il potere è rappresentato dai suoi simboli. Il re è il re anche perché si veste da re. Vestito da mastro di posta egli tornò ad essere un uomo come gli altri e la famiglia reale divenne ostaggio e prigioniera dell’Assemblea (una specie di parlamento).

I capelli di Maria Antonietta divennero bianchi dopo l’arresto. Ella invecchiò precocemente ed ebbe problemi fisici: aveva solo una trentina d’anni ma i forti traumi emotivi avevano minato la sua salute.
Le sue lettere del tempo denotano anche un grande cambiamento interiore. Ella scriveva con grande sincerità e sapeva descrivere a fondo le sue forti emozioni. 
Inoltre incominciò ad occuparsi di politica e dimostrò una notevole abilità, ebbe contatti con alcuni rivoluzionari e cercò di salvare se stessa e la sua famiglia.

Il re, che sembrava essere precipitato in una specie di apatia anche questa probabilmente causata dai traumi subiti, aveva perso tutto il suo potere e perfino un suo parente stretto votò la sua condanna a morte.
Maria Antonietta nel tempo di prigionia si era riavvicinata al marito e lo aveva sostenuto.
Fersen, la Lamballe e la Polignac tentarono tutto quello che poterono per salvare la regina ma vanamente.
La principessa di Lamballe addirittura ritornò a Parigi dall’esilio ma venne orribilmente massacrata.
Maria Antonietta quando lo seppe da un carceriere svenne.

Nel 1793 venne istituito verso di lei un processo ignobile durato solo due giorni dove venne accusata non solo di essersi appoggiata all’Austria e quindi di essere una traditrice ma addirittura di atti incestuosi verso il figlio che aveva 8 anni.
Di fronte a questa accusa Maria Antonietta ribatté con tanta decisione e sdegno che perfino le popolane presenti tra il pubblico parteggiarono per lei.
Anche la famosa frase a lei attribuita riguardo al popolo affamato senza pane “Perché non mangiano le brioches ?” è ovviamente un falso.

Il 16 ottobre 1793 l’ultima regina di Francia venne condotta su un carro verso la ghigliottina mentre la folla la dileggiava.
Poco prima aveva scritto una lettera di addio a sua cognata che non l’avrebbe mai ricevuta e che sarebbe stata anche lei condannata a morte.
È una lettera ammirabile e commovente in cui perdonava i suoi assassini e chiedeva perdono per le sue colpe: aveva 37 anni ma la ragazza spensierata che si occupava di elegantissimi abiti e cappelli o di suonare l’arpa non esisteva più.
Esisteva una donna che aveva perso tutto, il suo ruolo sociale, gli affetti, la libertà, la reputazione e che ben presto avrebbe perso la vita, che non aveva commesso nessun crimine ma solo l’errore di non aver compreso in tempo la sua epoca.

Suo figlio, che sarebbe diventato re di Francia con il nome di Luigi XVII se non ci fosse stata la rivoluzione, venne affidato ad un uomo, un maniscalco, subì gravi maltrattamenti e morì poco dopo.
Sua figlia riuscì invece a raggiungere l’Austria.
La duchessa di Polignac morì 50 giorni dopo Maria Antonietta esule a Vienna, si disse di dolore.


Marie Antoinette and the eclipse of a world

Article by Lavinia Capogna ©
(December 2022)

"C'est dans le malheur qu'on sent d'avantage ce qu'on est" (It is in misfortune that one feels more what one is) from a letter by Marie Antoinette 

Marie Antoinette, the last queen of France, is one of the best-known historical figures.
Her life, which lasted only 37 years and ended with her being sentenced to death on October 16, 1793 in the Place de la Concorde in Paris, after a trial that lasted only two days and was shameful to say the least, was largely very unfortunate.
Her first misfortune was to have been persuaded at only 15 years of age to accept a marriage proposal from the relatives of a peer, Louis, the future king of France. The royal families of Europe were related to each other for power and economic reasons. The marriage would also sanction peace between the Capetos and the Habsburgs.
One only has to read the famous book "The Royal touch : Sacred Monarchy and Scrofula in England and France" witten by the historian Marc Bloch to realize how powerful the Capetos were. Like all royal families they believed that their power descended directly from God, their wealth and privileges were immense but there was a price to pay: life in a court full of intrigue, backbiting, being constantly in the public eye and being judged.

Marie Antoinette was born in 1755 in Vienna. Her father was Emperor Francis I, who seems to have been a good father to his many children; her mother, who was to become empress, was Maria Theresa of Austria, a very strict and formal woman but far more affable and benevolent in private it seems that she had a deep relationship with her daughter fueled by their very frequent letters. 

When a marriage was decided in royal families a portrait of the would-be fiancés was sent to each other, and that of the teenage Louis was embellished. In reality he was not handsome, had an introverted temperament, unfit to reign, and as an adult would have the singular hobby of blacksmithing and making locks.

Marie Antoinette was a very pretty, blond-haired, blue-eyed teenager who loved music and dance more than study. She played the harp, the flute, a little harpsichord.
As a child she had played in the royal garden with a child prodigy named Wolfgang Amadeus Mozart who had tenderly dared to ask her to be his wife.

Her departure from Vienna to travel by carriage with her retinue to Paris and the French court to marry the future king was experienced with grief in the Austrian royal family and by the populace.
The journey lasted a full three weeks, and in Aachen a Frankfurter boy managed to catch a glimpse of her in the carriage as she chatted with some of the girls in her retinue: it was Johann Wolfgang Goethe, the future famous writer.

The marriage seemed to begin with what was interpreted as an inauspicious omen: when the very young Marie Antoinette signed the marriage act a black ink stain covered her name.
She was immediately called by the French l'autrichienne i.e., the Austrian, and if she was initially considered pretty and kind the more the years passed the more Marie Antoinette became the symbol of all the evil of the monarchy, evil for which she was not responsible.

The evil of the monarchy was the great privileges of the aristocracy and clergy and the great poverty and inequalities in which the people lived. Inequalities that had been rightly condemned by Enlightenment philosophers such as the Genevan Jean-Jacques Rousseau, the ironic Voltaire, Condorcet, Diderot et D'Alambert, authors of the Encyclopedia and others who were inspired by legislators such as the Neapolitan Gaetano Filangieri (who, by the way, had married a Hungarian damsel of Maria Carolina, Queen of Naples and sister of Marie Antoinette), and by the revolutionaries of the thirteen American colonies who had rebelled against the English motherland in 1776.

The ancient world was at an end. Marie Antoinette was not interested in politics and, moreover, power was in the hands of her husband, who turned out to be quite unwise in this by, among other things, firing Minister Necker when the latter had proposed reforms to him in 1789.
Marie Antoinette was just an affable and gentle girl, a lover of music, dance, theatrical performances, of a game of cards the guinea fowl, then very much in vogue, and of another, similar to checkers, the trick track, with which French aristocrats delighted in trying to escape the evil of the century, a mysterious melancholy that was called l'ennui, boredom. She also loved the beautiful dresses that her milliner Rose Bertin sewed for her, the beautiful hats, the incredible hairstyles that her hairdresser Léonard did for her as well as spending time with her friends that we will talk about shortly in the beautiful Petit Trianon, her private residence in the park of Versailles.

There was nothing wrong with this, and it would be natural to ask whether she realized the dramatic situation of the people, and probably the answer would be no, of that Third Estate which when counted itself discovered that it was numerically stronger than the monarchy and the clergy. 
The bourgeoisie did not yet exist. 
Marie Antoinette had grown up and had known exclusively the environment of the Court, first the stricter and more moderate one of Vienna, then the more libertine and mannered one of France. She was unfamiliar with the lives of people not in high places. She had not seen poverty. 
Probably the extreme splendor of the Versailles chateau was normal for her.

In contrast, her sister Maria Carolina in Naples had some interest in the ideas of the Enlightenment; she had even appointed Eleonora De Fonseca Pimentel, famous for her progressive ideas, as her first librarian. But this interest understandably ended the day her sister was guillotined.

But beyond her busy social life, Marie Antoinette's family life was not a happy one. Certainly she and Louis XVI were not two people fit to be married, their marriage was like so many others an unwanted marriage of convenience, a marriage between two teenagers who had never seen each other before and then of two young people who had no love or attraction for each other and no interest in common.
The king was pudgy, massive, interested too much in food, wine and hunting, awkward in conversation, indecisive and bigoted.
It is known that six years elapsed before there were rare marital relations between them, to which, however, they were persuaded (or forced ?) by relatives because of the rulers' need for a male child, heir to the throne.

The fact that their first child was born more than seven years after their marriage caused great discontent among the French. There was no shortage of gossip that the father of the Dauphin (which was the appellation given to the future king of France) could have been someone else.
All the discontent of the people and the young libertarians and reactionary aristocrats not favored by the queen was poured out against her.
The first reason was that she was a woman and the people were largely misogynistic, then that she was a foreigner, and it must be said that despite the beauty of France and the importance of its history and culture, the quintessential French malady was and is nationalism.
Thirdly, crazy spending was attributed to her. She was nicknamed Madame Deficit. Certainly her lifestyle was very wasteful.

The "necklace affair," a tangled news story based on fraud, which aroused great scandal also contributed to her negative image, although she was not actually involved in it. A fallen noblewoman had passed herself off as her and tricked a bishop into, among other things, purchasing a very expensive necklace.

Hundreds of obscene little pamphlets were published against the queen, pamphlets of ten or twenty pages of bad verse that were sold everywhere on the sly. At first it seemed that she did not pay too much attention to them but they helped to distort her image.
In particular she was accused of a scandalous private life, of having lovers, an accusation as old as the world when aimed at a woman.
In fact, the only man who had sentimental importance in her life was the handsome Duke Axel de Fersen, a smart-looking Swede who was a reserved, methodical man who helped the queen and with whom she had an epistolary correspondence that was destroyed or censored.
Some remaining fragments testify to a love but it is not known whether platonic or not between him and Marie Antoinette.

In obscene libels and in the courts of Europe two other friendships of the queen were attacked, first that with the princess of Lamballe and then that with the duchess of Polignac.
The accusation was that they were lesbians.
What today would be called homophobia exploded violently against these three women.
Undoubtedly Marie Antoinette loved them very much, favored them extremely, and they also had great affection for her.
The Princess of Lamballe was actually from Turin and belonged to the Savoy family. She seems to have been somewhat melancholy, and in the portraits she has a serious and pensive face.
The Duchess of Polignac was a very beautiful girl, blond, with blue eyes tending somewhat to violet and a sweet temperament, and she "won" the queen from their first meeting. To her Marie Antoinette wrote when she (Yolande de Polignac) went into exile, "Farewell to the tenderest of friends."

The revolution broke out, as is well known, in Paris on July 14, 1789 with the taking of the Bastille, which was an old prison. It would not be the case here, nor would there be space to go over all the hectic events of the revolution, which was in fact a historical process that would last a full ten years, in which great principles were affirmed, there were infighting among the various members of the revolutionary clubs including the Girondins, the leaflets the Jacobins, the sans-culottes, the horror of the fratricidal war in the Vendée where both factions slaughtered each other, the massacre of the Swiss Guards defending the royal palace, and Robespierre's Terror in which thousands of people were sentenced to death on the basis of unconfirmed suspicions alone.

The great merits of the revolution were the birth of a republican state with citizens and no longer subjects, the abolition of the monarchy, the heavy medieval economic privileges of the aristocracy and clergy.
Pensions to the elderly and sick, the poor and widows, the establishment of elementary schooling and divorce.
The great fault of the revolution was the murder of thousands of innocent people and the de-Christianization of society.

Several women participated in the revolution but their demands were not granted, and in 1793 Robespierre abolished the women's revolutionary clubs; among the victims of the guillotine was the writer Olympe De Gouges, an ante litteram feminist.
Also Madame Roland, along with her husband the leader of the Girondins, left a splendid and touching Memorial written in prison.

The revolution ended for good with the coup d'état of Brumaire 18, 1799 implemented by an ambitious young general, fresh from a victorious Italian campaign, Napoleon Bonaparte.
Some countries declared war on France including Austria (which was called the Holy Roman Empire) and the German kingdoms of Prussia and Hesse but revolutionary France defended itself well. 
Goethe was present as an observer at the Battle of Valmy where the young French people's army and no longer mercenaries defeated their enemies.
He wrote that a new world was born from that day and understood it before many others did.

In 1791 the royal family (the king, queen, their two infant sons and some ladies of the court) attempted to flee abroad, disguised as bourgeois and under false names. The plan was designed by Fersen and the queen.
The king made the mistake of dressing as a postmaster, presumably if he had used his luxurious clothes no one would have dared to stop and arrest him in the small town of Varennes.
Power is represented by its symbols. The king is also the king because he dresses like a king. Dressed as a postmaster he became again a man like any other, and the royal family became hostages and prisoners of the Assembly (a kind of parliament).

Marie Antoinette's hair turned white after her arrest. She aged prematurely and had physical problems: she was only in her thirties but severe emotional trauma had undermined her health.
Her letters of the time also denote a great inner change. She wrote with great sincerity and could thoroughly describe her strong emotions. 
She also began to become involved in politics and showed remarkable skill, had contact with some revolutionaries, and tried to save herself and her family.

The king, who seemed to have plunged into a kind of apathy also probably caused by the traumas he had suffered, had lost all his power and even a close relative of his voted for his death sentence.
Marie Antoinette in her time of imprisonment had grown closer to her husband and supported him.
Fersen, Lamballe and Polignac tried everything they could to save the queen but in vain.
The Princess of Lamballe even returned to Paris from exile but was horribly slaughtered.
Marie Antoinette when she heard this from a jailer fainted.

In 1793 an ignominious trial was instituted toward her that lasted only two days where she was accused not only of having supported Austria and thus being a traitor but even of incestuous acts toward her son who was 8 years old.
In the face of this accusation Marie Antoinette retorted so decisively and indignantly that even the commoners in the audience sided with her.
Even the famous phrase attributed to her about the starving people without bread "Why don't they eat brioches ?" is obviously a forgery.

On October 16, 1793, the last queen of France was driven in a carriage to the guillotine as the crowd mocked her.
Shortly before, she had written a farewell letter to her sister-in-law who would never receive it and would also be sentenced to death.
It is an admirable and moving letter in which she forgave her murderers and asked for forgiveness for her sins: she was 37 years old but the carefree girl who was in charge of elegant dresses and hats or playing the harp no longer existed.
There existed a woman who had lost everything, her social role, her affections, her freedom, her reputation, and who would soon lose her life, who had committed no crime but only the mistake of not understanding her age in time.

Her son, who would have become king of France under the name Louis XVII if there had been no revolution, was entrusted to a man, a farrier, suffered severe mistreatment and died soon after.
Her daughter managed instead to reach Austria.
The Duchess of Polignac died 50 days after Marie Antoinette exiled to Vienna, they said of grief.


 



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