Leopoldo Attolico, il poeta e l'uomo - Recensione ed intervista di Lavinia Capogna

LEOPOLDO ATTOLICO, IL POETA E L'UOMO
Recensione ed intervista di Lavinia Capogna 


Leopoldo Attolico, il poeta e l'uomo 

Recensione ed intervista di Lavinia Capogna 
(28 gennaio 2025)

Leopoldo Attolico, poeta di talento, tra il Novecento e il nostro, ha rappresentato una delle voci più originali della poesia contemporanea. Nato nel 1946 a Roma, di origine pugliese, ha esordito nella poesia a soli 28 anni con una silloge che vinse un premio letterario presieduto da Giorgio Bassani.
"Si fa per dire" Tutte le poesie di Leopoldo Attolico 1964 - 2016, edito nel 2018 nelle accurate Edizione Marco Saya (Milano) raccoglie invece l'opera omnia del poeta. Quasi 600 pagine dal felice esordio che ha toni a volte elegiaci ai tempi nostri. 
Già nelle prime pagine si legge: "A livello di cuore
l'intelligenza non fa rumore. 
Il sorriso delle cose
si riflette sulle parole non dette,
in un tenero frastuono tutto interiore (...)".
Questo tono sommesso ritornerà poi nelle intense poesie più tarde dedicate alla moglie e al figlio nonché quella bellissima alla madre:
"(...) Ritornerai lo so
mille volte a chiamarmi
e sempre te ne andrai
ansiosa e tenera
in una nube lucida di vento
nel cielo addormentato".
Pudicamente il poeta mantiene questo stile elegiaco per gli affetti più cari per passare già dalla seconda raccolta ad un timbro vertiginoso, disincantato in cui non si può non ritrovare quella bonaria ironia romanesca nella quale, seppure in un italiano elegante e al tempo stesso scorrevole che alterna parole usuali a parole assai colte, si avverte un vago eco della "zampata" trasteverina di Gioachino Belli, accenti politici un po' misteriosi, svariati omaggi e dichiarate imitazioni di poeti Novecenteschi: da Ungaretti a Saba, da Caproni a Benni ecc.
Leopoldo Attolico si scatena in un susseguirsi di versi ironici ed auto ironici, che un saggista ha definito "scanzonati".
In "Per certa scrittura futuribile" si legge:
"La poesia è fatta di libretti
e di piccoli spazi,
di interstizi di buone intenzioni
sapientemente illuminati.
Quindi, a maggior ragione
la danza delle parole
non può essere un messaggio cifrato:
sarebbe come dire al creato
di accomodarsi nel piccolo cabotaggio
di una bolla di sapone edulcorato
che non rifrange il sole".
Non si può non notare una certa corrispondenza, seppure nelle differenze, tra lui e la poetessa polacca Wisława Szymborska, li accomuna l'ironia e il garbo con cui la sanno esprimere e la mancanza di liriche d'amore che hanno ispirato tanti altri poeti (anche se dopo Pablo Neruda e Jacques Prévert è assai difficile scrivere poesie d'amore).
Non manca di fondo una malinconia che vede e registra le grandi trasformazioni di Roma e della società contemporanea che Attolico osserva con una contenuta nostalgia (bellissima la lirica "Dopoguerra del poco e del tanto" pag.106) ma anche con una verve quasi francese.
Il volume contiene anche poesie inedite, una vasta bibliografia, le recensioni di importanti poeti e critici. Alcune sue poesie vennero anche pubblicate negli Stati Uniti.
Leopoldo Attolico aveva anche un bel sito: web www.attolico.it che consiglio di visitare.
Egli purtroppo ci ha lasciati l'anno scorso, nel 2024, un mese prima di compiere 78 anni, ma la sua bella poesia rimane, vivacissima e schietta e, prevedo, che acquisterà sempre più risonanza con l'andar del tempo.
Per scoprire l'uomo Leopoldo Attolico ho posto qualche domanda a suo figlio Adriano, che ringrazio.
Ringrazio anche Carmelo Attolico per la sua collaborazione a questo articolo.

Lavinia: Leopoldo è stato un grande poeta ma in ambito più familiare e privato cosa si prova ad essere figlio di un artista e di un poeta ?
Alberto Moravia disse "poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo"

Adriano: Quando mi capitava di partecipare a presentazioni o a sue letture pubbliche, ero sempre molto emozionato. Erano momenti in cui percepivo chiaramente la forza della sua passione, anche se personalmente entravo molto poco nel suo mondo letterario non essendo la mia materia. Nonostante questo, sentivo un orgoglio immenso nel sapere che mio padre era una persona così dedita al suo mestiere, capace di trasmettere emozioni e riflessioni attraverso le parole… e spesso qualche risata! È stato sicuramente un privilegio crescere accanto a una figura che viveva per l’arte e che condivideva il proprio universo poetico con chiunque volesse ascoltarlo.

Lavinia: Tuo papà parlava con te e tua mamma del suo lavoro ?

Adriano: Sì, ma il focus delle conversazioni era più sugli eventi legati al suo lavoro: le pubblicazioni di nuovi libri, i premi ricevuti, le partecipazioni a incontri culturali e letterari. Parlava con entusiasmo di questi momenti, ma non entrava nel merito delle poesie in sé. Quelle erano in un certo senso private, spesso concepite nel suo studio alle ore più improbabili della notte, e venivano fuori nel momento della pubblicazione. Raccontava a mia madre che le sue poesie erano frutto quasi sempre di un lavoro costante di rielaborazione di numerosi spunti che situazioni e persone gli avevano suggerito e che lui costantemente annotava su blocchi notes e agende, per poi riprenderli, magari a distanza di anni, e trasformarli in un lavoro compiuto e soddisfacente; con molto impegno quindi ma anche senza prendersi troppo sul serio, alla ricerca delle parole giuste ma che fossero nel contempo anche “leggere”, che esprimessero soprattutto la sua gioia di vivere e di scrivere. Si lamentava infatti spesso dell’’eccessiva “seriosità” dell’ambiente letterario, criticava anche la grande quantità di presenzialisti e l’eccesso di ego, si rammaricava per le difficoltà incontrate nel portare avanti e far riconoscere come altrettanto valida quella sua modalità ironico/giocosa di poetare, “antistress”, come la definiva lui.

Lavinia: Oltre al suo lavoro quali erano i tratti di carattere più evidenti di Leopoldo ? Era socievole o introverso ? Amava chiacchierare o era riservato ? Quali i suoi passatempi ? 

Adriano: Mio padre era una persona di straordinaria generosità, sempre disposto ad aiutare chiunque avesse bisogno. Aveva un’indole socievole e aperta, ma allo stesso tempo conservava una certa riservatezza che lo rendeva quasi misterioso. Ho sempre avuto l’impressione che vivesse in due mondi paralleli: quello letterario, dove si immergeva completamente, e quello più terreno, fatto di interazioni quotidiane e rapporti umani. Nel primo passava ore e ore nel suo studio, circondato da libri, riviste letterarie e giornali, in un silenzio che sembrava quasi sacro. Nel secondo, trovava grande piacere nello sport: era un appassionato di tennis, ciclismo e pugilato, e un grande tifoso dell’AS Roma, che seguiva con dedizione e trasporto.

Lavinia: L’Italia, a mio avviso, spesso onora i suoi grandi poeti troppo tardi, così è accaduto a Dante, in esilio dalla sua Firenze 
("Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale" - si legge nella Divina Commedia), a Giacomo Leopardi che morì misconosciuto a Napoli, a Foscolo in esilio, povero e sotto falso nome in una cittadina inglese, a Sandro Penna, anche lui povero e dimenticato, a Dario Bellezza, lasciato solo nella malattia, ad Amelia Rosselli, suicida, e a Pasolini addirittura ucciso - solo per citare i più celebri ma la lista sarebbe ben più ampia.
Cosa si può fare per rendere omaggio a Leopoldo Attolico ?

Adriano: Negli ultimi anni mio padre utilizzava quasi quotidianamente il suo profilo Facebook per condividere, con chi lo seguiva, poesie di autori meno conosciuti o spesso dimenticati. Rovistava nella sua immensa libreria, segnandosi con cura le pagine dei libri da cui traeva quelle poesie da diffondere. Era il suo modo di valorizzare la poesia in tutte le sue forme, rendendo visibile ciò che rischiava di restare nell’ombra. Credo che il modo migliore per rendere omaggio a lui sia seguire il suo esempio: condividere la sua poesia, farla conoscere alle nuove generazioni e coltivare l’interesse per il mondo letterario. Così facendo, la sua eredità potrà continuare a ispirare e arricchire il patrimonio culturale di chi verrà.


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