"Il medioevo quotidiano di Lavinia Capogna" `Recensione di Marina Caracciolo
Il medioevo quotidiano di Lavinia Capogna
Recensione di Marina Caracciolo
(dicembre 2024)
Numerosi autori contemporanei – e non di meno autrici – si dedicano con predilezione alla scrittura del romanzo storico; e distinguiamo, prima di tutto, quello di pura invenzione da quello che ha per protagonisti personaggi realmente esistiti nei tempi passati. Un genere letterario che potremmo definire non facile, poiché esige da parte dello scrittore non solo genialità inventiva ma anche, a monte, capacità di seria documentazione.
Fra gli altri si distingue questo recentissimo bel libro scritto da Lavinia Capogna – poetessa, narratrice, saggista, regista – pubblicato quest’anno e intitolato "Il giovane senza nome".
Di vaga ispirazione manzoniana, il lungo e articolato racconto si situa in un’epoca imprecisata, fra un castello, una piccola città (San Leone: non la località in provincia di Agrigento, ma un luogo immaginario ai confini delle Terre papali) e le campagne limitrofe; in un anno imprecisato del 1200.
Lavinia non indugia mai nell’oziosa descrizione di abiti o di sontuosi costumi di velluto, di fantastici copricapi o di gioielli preziosi. Piuttosto si sofferma invece a dipingere l’intimo ritratto dei vari personaggi (e sono molti, fra principali e secondari). Attraverso i dialoghi, le azioni e le reazioni ne sa raffigurare a tutto tondo il carattere, tanto che il lettore potrebbe persino immaginarne l’aspetto, l’incedere, la gestualità.
Vereda, la giovane spagnola combattiva, altera e insieme gelosa, dall’indole assai difficile; Francisco Gutierrez, uomo generoso dal passato oscuro e doloroso; l’umile Meo, dominato da una passione impossibile; la badessa delle Pie Dame (poi tornata al secolo) Isabella, afflitta ma poi ribelle a una monacazione forzata; Antoniazzo, l’arcigno e crudele signorotto che pare assomigliare al manzoniano Don Rodrigo ma non meno – nella sua apparentemente subitanea conversione – all’Innominato. E poi altri come Miguel Laud, fratello di Vereda, e ancora Agnese, Agnolo, Judith, il medico Gabriel l’Alemanno, Matteo l’Alchimista ecc.
Su tutti emergono forse, con la malinconica perfezione pittorica di una delicata miniatura, il misterioso e assai avvenente Giovanni (è lui, probabilmente, il giovane senza nome) e l’incantevole Beatrix, costretta ad essere l’amante del rude Antoniazzo: una giovinetta di non nobili origini ma soave, raffinata e gentilissima come una principessa.
L’avventurosa narrazione – che si snoda in un linguaggio volutamente anticato, adatto all’epoca prescelta – ha un andamento ampio, complesso e ramificato ma senza garbugli, e presenta più di un mistero, spesso riservando al lettore sorprendenti colpi di scena, tanto da avvincerlo (anche per la sapiente spartizione della vicenda nei diversi capitoli) e costringerlo a proseguire nella lettura senza interrompersi, ansioso di conoscere il seguito della storia.
Tutto è giocato sulle tinte soffuse della rimembranza, dei vaghi rimpianti, della speranza che difficilmente si muta in assoluta certezza, dell’ambiguità, di identità non nettamente definite, di sognanti e mesti amori non sempre dichiarati, rivolti talora anche a persone dello stesso genere ma assai casti e direi quasi stilnovistici, nutriti da dolci e colti conversari.
Non ci sono qui re e regine a cavallo, battaglie e guerre di predominio, celebri trovatori o cavalieri partiti per le Crociate in Terra Santa: questo è un Medioevo stilizzato eppure quasi quotidiano, ambientato fra un maniero disadorno, un umile convento, qualche viaggio fra boschi e solitarie contrade, e le semplici case o capanne di un contado. In mezzo a gente dove alla fine il bene – e soprattutto il vero Amore – pur dopo tante aspettative, ansie, lacrime e prove sofferte, finisce per riuscire a prevalere, come in ogni autentica e bella favola che si rispetti.
L'autrice:
Marina Caracciolo, saggista, traduttrice dal tedesco e dal francese, insegnante, milanese residente a Torino ha pubblicato alcuni libri di critica poetica, saggi e traduzioni:
Gianni Rescigno: dall'essere all'infinito, (Genesi Ed., Torino, 2001);
Oltre i respiri del tempo. L'universo poetico di Ines Betta Montanelli (BastogiLibri, Roma, 2016);
Verso lontani orizzonti. L'itinerario lirico di Imperia Tognacci (BastogiLibri, Roma, 2020);
Il pensiero sognante. La poesia di Ada De Judicibus Lisena (BastogiLibri, Roma, 2021);
un'antologia di saggi letterari Otto saggi brevi ("Dignità di Stampa", Premio "I Murazzi", Torino, 2016; Genesi Ed., Torino, 2017; 3° Premio internazionale Gian Antonio Cibotto, Rovigo, 2022);
e un volume di storia e critica musicale, "Brahms e il Walzer. Storia e lettura critica" LIM, Libreria Musicale Italiana, Lucca, 2004. Ha tradotto il libro di Memorie su Brahms di Albert Hermann Dietrich, "Erinnerungen an Johannes Brahms" in "Briefen besonders aus seiner Jugendzeit", uscito a Lipsia nel 1898, con il titolo italiano:
"Il giovane Brahms. Lettere e Ricordi" (LIM, Lucca, 2018)" che ha vinto il Primo Premio per la Traduzione al Concorso Letterario Internazionale "Cristina Campo" 2023.
Ha collaborato con varie Enciclopedie.
Sta per essere pubblicata la sua raccolta di poesie, "Sogni, passioni, presagi" con una prefazione della poetessa Sonia Giovannetti (BastogiLibri 2025).