"PCI, primo amore" - Ricordi di Lavinia Capogna
"PCI, primo amore"
Ricordi di Lavinia Capogna
Ho dedicato una grandissima parte della mia gioventù alla politica, non per interesse ma del tutto disinteressatamente, non per fare carriera perché quando mi chiesero di candidarmi alla Prima Circoscrizione (oggi Municipio) di Roma non accettai, non certo per soldi perché non ho guadagnato neppure cento lire né lo avrei voluto ma perché io ad una Italia giusta, egualitaria, e perché no ? socialista ci ho creduto veramente. Avevo 18 anni quando nel 1981 andai da sola ad iscrivermi al PCI dietro Piazza Navona ed era un pomeriggio di novembre e fu uno dei giorni memorabili della mia vita perché ero emozionata e timida. La sezione era un palazzetto a due piani, era stata, come seppi dopo, la casa di un sarto e i compagni e le compagne l'avevano acquistata e donata al partito. Per iscriversi bisognava essere presentati da un iscritto che garantiva le tue idee politiche e la tua moralità. Non lo sapevo ma mi accettarono ugualmente. Nella sezione c'era una stufa accesa e, dietro un semplice tavolo da scuola, un ragazzo sulla trentina con i baffi, il segretario.
Ho conosciuto artigiani, operai, impiegati, casalinghe, anziani, adulti, giovani, la poetessa Amelia Rosselli, tutte brave persone perbene che hanno dedicato tantissimo tempo alla politica e il PCI era meglio della FGCI. Ho anche coordinato, più avanti, il movimento pacifista a Roma centro.
Son riuscita a fare assegnare in tempi brevi una casa popolare ad un fascista perché aveva una bambina piccola, ho partecipato alla richiesta di alcuni tossicodipendenti di essere aiutati a disintossicarsi dall'eroina (un'esperienza molto dura per me ma su tredici uno ce la fece !), ho preso spesso tanta pioggia alle centinaia di manifestazioni a cui ho partecipato, ho persino convinto Liliana, che era stata in URSS e in Romania in gioventù, a dare da mangiare gratis a un gruppo di venti punk per tutta la durata di un Festival dell'Unità.
Ho organizzato tante iniziative su varie tematiche, un giorno io e una mia amica siamo andate con gli autobus a prendere 5.000 volantini, andavo da sola a prendere i manifesti in una tipografia sempre con l'autobus, sono stata cameriera volontaria ai Festival e ho vinto una targa come miglior diffusore di quell'anno de l'Unità, ho finanziato proiezioni di film e ho fatto in tempo ad usare il ciclostile, ho visto un partigiano dei GAP profondamente turbato ricordando un ragazzo che si era suicidato pur di non fare i nomi degli altri quando era stato arrestato dai tedeschi al tempo di guerra.
Ho una breve lettera che mi scrisse Pietro Ingrao, ho partecipato a convegni , assemblee, attivi (che erano assemblee per soli iscritti che si tenevano la sera), ho visto Nelson Mandela. Leggevo assiduamente Rinascita di cui avevo la collezione.
Ho vissuto momenti di grande coesione e entusiasmo.
Poi nel 1990, Occhetto, D'Alema e Co. hanno detto alle sezioni "si chiude discutetene". Mi sono rifiutata: dire discutete di una cosa già decisa era una presa in giro.
Ho visto i proletari e i giovani studiosi sostituiti da borghesi sospettosi e da giovani arrivisti e il partito dissolversi.
Neppure a Mussolini questo era riuscito.
Ma quello che io e gli altri e le altre abbiamo vissuto non si può cancellare.